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Corso di specializzazione in Psicoterapia Sistemico-Relazionale

IL MODELLO FORMATIVO

"Ogni uscita è un'entrata in un altrove"

Un’esperienza di formazione si connota, come tutte le esperienze orientate alla crescita, essenzialmente come “area di rischio”. Il rischio generato dall’ incontro tra molteplici mondi, quello del didatta e quello dell’allievo, ma anche il mondo del terapeuta e quello del paziente, con le loro storie, la loro cultura e le loro mitologie familiari.La personalità del didatta, il modo di comunicare e di relazionarsi al gruppo, la capacità di mettere continuamente in gioco emozioni e pregiudizi, lavorando sulle dinamiche conflittuali che inevitabilmente si sviluppano durante il percorso formativo, diventano elementi privilegiati per la costruzione della relazione d’apprendimento.

Il modello formativo della Scuola Napoletana parte dal principio generale che “formarsi” significa innanzitutto “trasformarsi” all’interno di un contesto relazionale affettivamente pregnante e significativo. In tale ottica l’acquisizione di conoscenze teoriche e tecniche non può essere assolutamente disgiunta dalla necessità di effettuare un lavoro capillare sulla personalità del terapeuta, al fine di creare maggiore armonia tra le diverse parti del proprio Sé.

L’obiettivo didattico principale, “diventare terapeuta”, viene inteso e proposto all’ allievo in formazione come una opportunità per ampliare il proprio orizzonte conoscitivo, espandere il repertorio delle proprie risposte emozionali ed apprendere ad essere presente nella relazione, a stare autenticamente con l’altro, rimanendo in contatto con se stesso.

A tal fine si utilizzano i principali strumenti formativi del modello sistemico, come la simulata, i giochi di ruolo, le videoregistrazioni, il genogramma familiare, la scultura, integrati da un lavoro più specifico sui linguaggi impliciti della relazione che prevede un uso consapevole del corpo nella dimensione intersoggettiva del gruppo in formazione.

La formazione si snoda, nell’arco di quattro anni, attraverso passaggi successivi ed interdipendenti, che consentono all’allievo di adattare le caratteristiche del modello clinico al proprio stile di personalità.

DAL "PENSIERO LINEARE" AL "PENSIERO SISTEMICO"

Questo primo importante passaggio fornisce una chiave d’accesso all’universo della circolarità degli eventi. Il lavoro consiste essenzialmente nell’allenamento ad allargare il campo di osservazione, analizzando le dinamiche relazionali più significative che si strutturano all’interno del gruppo e dei differenti contesti di appartenenza di ciascuno dei suoi membri.

DAL "PENSIERO SISTEMICO" AL "PENSARE SISTEMICO"

Il secondo passaggio costituisce una tappa fondamentale del processo di apprendimento, consentendo all’allievo di utilizzare le teorie sistemiche per una descrizione più complessa di sé stesso e della sua storia familiare. La narrazione della storia della propria famiglia d’origine diventa il fulcro intorno al quale si costruisce l’esperienza di appartenenza al gruppo, la dimensione della fiducia e dell’intimità condivisa.

DAL "PENSARE SISTEMICO" AL "SENTIRE SISTEMICO"

Il terzo passaggio offre all’ allievo la possibilità di una reale integrazione tra mente e cuore, tra mondo interno e mondo esterno, grazie anche all’ acquisizione di una maggiore familiarità con le proprie risonanze emotive e ad una condizione di autentica apertura interiore.

In tal modo egli può apprendere che le emozioni non sono un’esperienza privata del Sé, ma si costruiscono all’interno di tutta una serie di relazioni significative. Il lavoro clinico con i pazienti e le famiglie, nelle diverse configurazioni didattiche – osservazione, supervisione diretta, supervisione indiretta –   costituisce il palcoscenico privilegiato per la verifica accurata delle modalità con cui ciascun allievo effettua i singoli passaggi del percorso didattico.

La capacità di condurre un lavoro di consultazione diagnostico-terapeutica in piena autonomia, utilizzando la creatività personale, rappresenta la conferma del raggiungimento degli obiettivi didattici.

DAL "SENTIRE SISTEMICO" ALLA "VISIONE ECOSISTEMICA"

Il quarto ed ultimo passaggio segna il confine tra la conclusione del percorso formativo e la necessità che il terapeuta prosegua il proprio lavoro di osservazione e di crescita all’interno dei molteplici sistemi relazionali in cui continuerà il suo processo evolutivo, integrando il sentire sistemico in una visione più matura e più ampia, che dall’esperienza emozionante delle prime terapie si estenda a tutti i processi vitali.

Ed infatti, la porta di uscita del percorso è in realtà l’entrata in un altrove.

IL MODELLO CLINICO

Il modello clinico della Scuola viene definito “Modello Relazionale-Intersoggettivo” ( M.R.I.).

Pur rimanendo coerente con la tradizione di studi della Terapia Familiare (approccio esperienziale, strutturale, trigenerazionale, simbolico), abbiamo orientato sempre più la nostra ricerca verso una possibile integrazione tra approccio sistemico-relazionale, scienze della mente e teorie dell’intersoggettività.

IN PARTICOLARE I MODELLI DI RIFERIMENTO TEORETICO E CLINICO DELLA SCUOLA SONO:

A questi si aggiungono approfondimenti critici nell’ambito delle neuroscienze affettive e relazionali, della teoria dell’attaccamento e dell’infant-research (Siegel, Panksepp, Stern, Beebe. Lachmann, J. Benjamin)

Il nostro modello clinico coniuga la dimensione individuale del disagio psichico con quella familiare e relazionale, scegliendo di volta in volta la modalità di intervento più idonea e coerente con la valutazione diagnostica effettuata, anche attraverso l’attivazione di diversi setting tra loro opportunamente integrati all’interno del processo terapeutico (individuale, familiare, gruppale, di rete sociale ed istituzionale).

Particolare attenzione viene rivolta alla costruzione dell’alleanza diagnostica e terapeutica, alla conoscenza della storia individuale e familiare in un’ottica trigenerazionale, al rapporto tra famiglia e individuo e tra questi e il suo mondo interno.

La costruzione della relazione col paziente e con la famiglia richiede che il terapeuta utilizzi costantemente le proprie risonanze interiori in maniera creativa e coerente con la sua struttura di personalità, al fine di favorire l’interazione e l’espressione delle emozioni, creando un contesto intersoggettivo di partecipazione, di intimità e di autenticità.

CRITERI DI AMMISSIONE

Ai Corsi sono ammessi solo Laureati in Medicina e Chirurgia o in Psicologia, già iscritti ai rispettivi Albi Professionali (art.3, comma G.1 dell’Ordinanza del MIUR 16/07/2004, G.U. n. 173 del 26/07/2004), per un tetto massimo di 20 allievi, in ordine di ammissione. Possono essere ammessi candidati non inscritti ai rispettivi albi a condizione che conseguano il titolo di abilitazione all’esercizio professionale entro la prima sessione utile successiva all’effettivo inizio del Corso.

Ogni candidato dovrà contattare telefonicamente la Segreteria per la compilazione di una scheda che ha valore di domanda di ammissione. Contestualmente verrà fissata la data per un primo colloquio

Il colloquio diagnostico selettivo della durata di 45 minuti tenuto dal Direttore della Scuola. Il colloquio ha lo scopo di valutare la maturità personale del candidato, la sua predisposizione al lavoro con gruppi e famiglie, la sua preparazione di base e quella specifica nell’ottica relazionale, nonché di evidenziare eventuali aspetti personali che potrebbero suggerire di procrastinare il periodo di formazione.

Se l’esito del colloquio è positivo, il candidato, ricevuta comunicazione dalla Segreteria, ha una settimana di tempo per formalizzare l’iscrizione.

AREA TRASPARENZA

COSTI