Attività Clinica
CONSULENZA DIAGNOSTICA
La consulenza diagnostica prevede dai tre ai cinque colloqui per un’accurata analisi della domanda, la formulazione di una diagnosi secondo l’approccio sistemico-relazionale e la proposta del tipo di intervento clinico suggerito sulla base dei bisogni emersi e delle risorse disponibili.
PSICOTERAPIA INDIVIDUALE
Ogni paziente è una persona, ogni persona è una moltitudine.
In ogni paziente c’è una coppia, una famiglia, un certo numero di antenati più o meno influenti,
ci sono parti illuminate e parti in ombra, tratti, manie, malcelati talenti, fragilità e risorse, fatti e misfatti, paesaggi malinconici e segreti inconfessabili, un groviglio di bisogni confusi con i desideri, un’egemonia di pensieri ripetitivi, tutto un programma bene organizzato per chiedere quello che si sa già di non poter avere, una specie di auto sabotaggio, sotto la padronanza della paura, solo possibilità di fuga e nessuna isola di salvataggio.
La vera malattia, al di là delle sue diverse forme, è l’incapacità di sentirsi interi, cioè di integrare le diverse parti del proprio sé in una forma più armonica e vitale, uscendo dal regime di dittatura interiore dell’IO, per creare i presupposti di un vera democrazia.
Per lavorare in maniera efficace nel setting individuale, bisogna costruire un duetto, canto e contro canto, ritmo tre quarti in levare, aperto alla sinfonia di voci e oggetti interni, fantasmi e rappresentazioni familiari, ricordi e aspettative, passando dal peso dei destini al bagaglio più leggero delle destinazioni.
Il terapeuta aiuta a regolare le emozioni, si muove con attenzione e pratica di sintonia nel campo inter soggettivo, esorta a coltivare il terreno del cambiamento, fertilizzandolo con nuove prospettive, nuove visioni, a ripetere ogni tanto la potatura, per tagliare qualche ramo secco, qualche rigurgito di paura. Può scegliere se stare nella parola e nel silenzio, o arricchirli con la creatività delle immagini, delle scritture, con la polisemia dei simboli e le suggestioni dei sogni.
Lo spazio terapeutico può rivelarsi stretto, come stretta è la via dell’intimità, ma inclinando le poltrone nella giusta angolatura, si può scegliere se incontrare gli occhi dell’altro, oppure farli vagare nel vuoto.
Al termine “seduta”,preferiamo “incontro”,perché contiene la “in” di intimità – mi siedo qui, ti sto accanto- e il “contro”, che è dissonanza, rottura, possibile riparo dall’arsura, nella bellezza del confronto.
Per lavorare bene con il paziente in terapia occorre creare un tempo fuori dal tempo,che si dilati e si restringa a seconda del momento, che continui a scorrere anche quando è finito, non scaduto- nemmeno questo termine è gradito-oltre la conclusione, quando è tempo di salutarsi, che non tutto è stato risolto, con gratitudine e un poco di rimpianto, perché la vita è un mistero, non una soluzione.
Qualcosa si perde è vero, qualcosa rimane, dell’altro, di te con l’altro, un gesto, un sorriso, un piccolo dettaglio di poco valore, qualcosa infine si trasforma.
Questa è la legge dei legami, la loro misura, questo è il legame che cura.
PSICOTERAPIA FAMILIARE
Un bambino, un adolescente, un adulto, un vecchio, genitori e figli, -nati per biologia, per sacrificio, per devozione o per promessa di amore-, nonni, nipoti e altri, parenti e non: le famiglie hanno fisionomie differenti, radici profonde, anche se invisibili, sono fatiche quotidiane di crescita, identità in costruzione e mai del tutto definitive, espedienti per addomesticare il selvaggio, cose importanti come l’amore, la solitudine, la paura e la morte.
La terapia familiare ha fede nei legami, che sono ferita e cura, composizione e ricomposizione di trame musicali, alla ricerca di nuove possibilità di concertazione.
La famiglie portano con sé, nei loro corpi, nelle parole spesso confuse, due cose importanti: una storia da raccontare e il bisogno di dare un senso ad eventi talvolta improvvisi e apparentemente incomprensibili del loro ciclo di vita: la ragazza che non mangia più, il bambino che a scuola non ci vuole più andare, il ragazzo che viene da un paese lontanissimo e che a casa non ci vuole stare, i tagli sulle braccia, le fughe dal o nel dolore, le disperazioni di una madre, le fatiche di essere padre.
La strada per lavorare bene con una famiglia passa attraverso quel dolore per arrivare al cuore della storia, dove sono nascoste le risorse, sotto la coltre spessa delle questioni irrisolte che vengono dal passato.
Si sceglie di incontrare una famiglia a certe condizioni, ci sono regole da seguire e intuizioni ancora più importanti per decidere: volte intere, altre volte solo qualche pezzo, o solo chi desidera.
I passaggi familiari, specie nelle età della crescita, sono essenziali, occorre sempre lavorare insieme almeno quel poco che basta per risalire la corrente, per visitare la fonte, e ripercorrere il fiume della storia in lungo e in largo, cucendo insieme la nota singola, il singolo strumento, con le ragioni dell’orchestra.
Il terapeuta non dirige, piuttosto tiene il tempo, segue lo spartito interno, ma ha libertà di improvvisazione, gioca con le figure e con gli sfondi, aggiusta le distanze, fa un lavoro di accordatura e di rifinitura, ma la musica, la jam session, la fa il gruppo di famiglia, con la sua intelligenza, il ritmo degli sguardi e delle parole necessarie per tradurre la lingua del mito collettivo in una nuova canzone, una per ogni parte dello stesso corpo, una per ogni generazione.
PSICOTERAPIA DI COPPIA
Le coppie portano in primo piano il disincanto, la rabbia, l’amarezza, la delusione.
Le coppie parlano dei loro amori alla deriva, di un prima e un dopo, di fratture silenziose che un pò alla volta hanno scavato distanze incolmabili.
All’inizio gli indici sono puntati in maniera speculare, diritti verso il cuore dell’altro, sollevano domande, formulano paradossi, ripropongono sulla scena clinica gli irrisolti primari, attraverso le voci dei bambini che sono stati, non riconosciuti, svalutati, talora maltrattati. Occorre un lavoro accurato e paziente per ricostruire gli scenari, per rinarrare le storie di famiglia, prendere coscienza degli obblighi e dei debiti, allargare le trame mitologiche, in modo da fare spazio a nuovi assetti personali, che tengano conto dei bisogni della relazione, per costruire infine quellaterra di mezzo, dove non ci sono colpe o prezzi da pagare, ma occhi più teneri, orecchie più attente, menti più aperte e cuori più leggeri, per accogliere, donare e perdonare.
La strada per lavorare bene con le coppie in terapia implica la capacità di essere “uno per due”, di stare dalla parte del legame, che è un po’ il primogenito, il terzo tra due. Prendersene cura, aiutarlo a crescere, quando è possibile.
Anche se esistono nodi antichi da sciogliere, è necessario rimanere ancorati al presente, fare della relazione terapeutica il luogo privilegiato del cambiamento. Servono nuovi momenti di incontro, modalità diverse di esprimere le proprie richieste, di connettersi all’altro, rimanendo fedeli a sè stessi. I corpi nello spazio, le distanze, le immagini del legame, i racconti: la creatività a servizio della relazione. Il terapeuta è l’ospite inatteso che mette in moto il processo di trasformazione, lo segue nel tempo del conflitto e della resa, creando spazio nella sua mente per ciascuna storia, per ciascuna visione, tenendole insieme, in una possibilità di continua co-creazione.
Centro clinico De-Sidera
Il desiderio di un figlio e l’impossibilità di poterlo realizzare risulta essere un’esperienza di forte stress, sofferenza emotiva, frustrazione e solitudine. Tale esperienza e le emozioni negative ad essa connessa minano fortemente il benessere sia individuale che di coppia.
Presso il centro clinico è possibile effettuare colloqui psicologici di consulenza, percorsi di sostegno e psicoterapia rivolto a tutte quelle persone e coppie che sentono di non riuscire ad affrontare tale momento inatteso della propria vita, che hanno affrontato gravidanze complesse, aborti o che stanno svolgendo o pensano di scegliere un percorso di procreazione medicalmente assistita.